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Prendiamoci cura della nostra fertilità: come prevenire eventuali problemi

Prendiamoci cura della nostra fertilità: come prevenire eventuali problemi

Quello che bisogna sapere per prevenire i problemi legati alla fertilità, quando fare le visite di controllo e da che età, cosa fare in caso di endometriosi e menopausa precoce. I consigli di Nicola Colacurci, ginecologo e Andrea Lenzi, endocrinologo

Prendiamoci cura della nostra fertilità: come prevenire eventuali problemi

Illustrazione: Alberto Ruggieri

Una persona su sei al mondo soffre di infertilità. Secondo un recente rapporto pubblicato dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si tratta del 17,5% della popolazione adulta con differenze minime tra Paesi ad alto e basso reddito, a conferma che «il percorso verso la genitorialità può essere difficile, se non impossibile, per milioni di persone in tutto il mondo indipendentemente da dove vivono e dalle risorse di cui dispongono» ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS, che ha parlato anche dell’urgente necessità di aumentare l’accesso a cure di alta qualità a prezzi accessibili per tutti coloro che ne hanno bisogno. Si parla di infertilità quando non si raggiunge una gravidanza dopo 12 mesi di rapporti sessuali non protetti e può dipendere, in maniera eguale sia dall’uomo che dalla donna.

Fertilità in Italia

In Italia, dove il tasso di fecondità è tra i più bassi al mondo (1,24 figli per donna) e il più basso in Europa (nella feconda Francia è tra 1,8-1,9), i problemi di fertilità vanno a inserirsi all’interno dell’ampia e attuale discussione sulle cause della denatalità. «L’Italia è un Paese potenzialmente fertile, ma abbiamo più di un terzo di figli in meno di quanto in realtà si desidererebbe — spiega Alessandro Rosina professore di Demografia all’Università Cattolica di Milano —. Se confrontiamo i giovani italiani con i coetanei francesi o svedesi non c’è una differenza sui progetti di vita, ma i nostri si trovano a rinviare di più il primo figlio (che arriva dopo i 31,5 anni, il valore più alto in Europa) soprattutto per questioni economiche e lavorative. L’attesa di trovare condizioni di vita più adeguate, fa passare il tempo e diventa un’implicita rinuncia»

Fertilità femminile

In un Paese dove si fanno sempre meno figli come il nostro, c’è un grande numero di coppie che un figlio lo vorrebbe, a ogni costo. «È tragico quando arrivano da noi quarantenni alla ricerca del primo figlio e scoprono – ignari – i limiti della natura.
Un conto è sapere come stanno le cose e decidere consapevolmente di non avere figli o di procrastinare la scelta, un conto è non avere idea di come funziona la fertilità e questo, se scoperto tardivamente, può rovinare la vita — spiega Nicola Colacurci presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) —. Dal nostro osservatorio vediamo che nell’immaginario di troppe donne c’è l’idea che si possano fare figli anche a 45/50 anni, mentre ci sono dei limiti legati all’età biologica che spesso non si superano nemmeno con la PMA (Procreazione Medicalmente Assistita). E questo vale per le donne in generale ma, ancora di più, per quelle che soffrono di endometriosi o hanno una familiarità con la menopausa precoce. Per loro il fattore tempo è determinante, e lo devono sapere, per poter scegliere consapevolmente. Occorre generare cultura per una maternità e, prima ancora, per una sessualità responsabile che significa scegliere il metodo di contraccezione migliore per sé, quando non si cerca una gravidanza e, se possibile, cercare di programmare un figlio quando c’è una maggiore capacità riproduttiva che inizia a essere in calo già a 35 anni e, dai 37, lo è in modo significativo», spiega Colacurci.

Fertilità maschile

Per quanto riguarda gli uomini lo scenario non cambia, anche qui c’è la necessità di parlare ai giovani di come preservare la fertilità per poter diventare, un giorno, padri. «Alcuni lavori scientifici dimostrano la possibilità di un declino della qualità seminale dopo i 40-45 anni, una sorta di “invecchiamento” degli spermatozoi. Questo, pur non associandosi necessariamente a una riduzione importante delle caratteristiche seminali, può comportare difficoltà riproduttive soprattutto se associato ad alterazioni metaboliche e altre patologie andrologiche non diagnosticate precocemente. Charlie Chaplin, che ha avuto un figlio a più di 70 anni, è un caso raro, non è possibile considerarlo come normalità — dice Andrea Lenzi endocrinologo e presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio —. Quello che osserviamo è un calo epocale della qualità e quantità degli spermatozoi. Sono aumentati gli ipofertili, uomini che hanno una quantità minore di spermatozoi, meno mobili e con una peggiore morfologia, però va precisato che ciò riguarda quella popolazione maschile che sarebbe stata comunque meno fertile.
È necessario, infatti, distinguere tre fasce: i maschi che sono poco fertili sin dalla nascita, quelli che hanno un’ottima qualità seminale, e la cui durata della fertilità nella vita è più lunga della media, e poi c’è la fascia intermedia dove rientrano gli uomini, anche giovani, che hanno piccole patologie testicolari che sarebbero facilmente risolvibili se fossero affrontate in età pediatrica».

Nei maschi occorre creare una maggiore coscienza della prevenzione che passa da una visita dall’andrologo, o da un endocrinologo che si occupa di andrologia, prima della maggiore età. «Bisognerebbe portare tutti i ragazzi, tra i 15 e i 18 anni, a fare una visita dallo specialista così che, se il pediatra non ha intercettato qualche problema legato allo sviluppo nell’infanzia o nella pubertà, se affrontato nel periodo dell’adolescenza può essere ancora risolto. Aspettare potrebbe, invece, incidere negativamente sulla fertilità ma anche sulla sessualità, con ripercussioni sul piano psicologico. Mettiamo il caso di un bambino che ha una ritenzione testicolare o una fimosi (restringimento del prepuzio), le conseguenze potrebbero essere invalidanti, mentre intervenire nei tempi giusti, probabilmente, potrebbe essere risolutivo.
Di problematiche maschili, per cultura, si parla poco e, quello che è peggio, non si fanno visite di controllo», conclude Lenzi.

Fertilità e stili di vita

Da una parte c’è la necessità di far conoscere i limiti della fertilità e avere indicazioni su come preservarla, dall’altra quella, come ribadito dall’OMS, di considerare l’infertilità come un’emergenza globale. «Ai più giovani va spiegato cos’è il benessere riproduttivo che significa anche prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibil i e la necessità di adottare uno stile di vita sano.
Una dieta equilibrata, attività sportiva regolare (senza eccessi), limitare l’alcol, smettere di fumare, avere una vita meno stressogena, sono tutti fattori che possono interferire con una gravidanza», precisa Colacurci. In questo scenario complesso ci sono anche fattori esogeni, tra tutti l’inquinamento, che hanno effetti sulla capacità riproduttiva. «Sia ovociti che spermatozoi sono cellule come altre, e ciò che assorbono durante il loro viaggio di produzione le rende particolarmente delicate. Ecco perché anche l’inquinamento è un nemico della fertilità — precisa Lenzi —.
E anche il fumo lo è: basti pensare che nei fumatori il liquido seminale è pieno di nicotina».

Fertilità e PMA

Per aiutare le coppie che hanno difficoltà ad avere un figlio è poi necessario migliorare le procedure di diagnosi e terapia della sterilità di coppia, ma anche aumentare centri e servizi e renderli disponibili in tutto il Paese. «L’approvazione dei LEA (i Livelli Essenziali di Assistenza) nell’ambito della PMA (secondo recente nota ministeriale) è già un primo segnale per dare in maniera omogenea, sul territorio nazionale, le cure per contrastare la sterilità, offrendo le stesse chance riproduttive in tutto il Paese. Uno dei grossi limiti della riproduzione assistita è che c’è un’estrema localizzazione degli interventi con differenze nelle indicazioni, negli accessi, nei costi a livello regionale con un’ulteriore difformità tra centri pubblici e privati», conclude Colacurci.

E sul social freezing (il congelamento preventivo di ovociti e spermatozoi) come prassi per «guadagnare tempo»: «Le banche degli spermatozoi, come quelle degli ovociti, ci sono ma sono poche quelle pubbliche con tutte le certificazioni, e sono dedicate quasi esclusivamente a pazienti tumorali. A oggi questa non può essere la soluzione alla denatalità, nel futuro si vedrà», conclude Lenzi.

 

Fonte : https://www.corriere.it/salute/23_maggio_07/prendiamoci-cura-nostra-fertilita-cf766a12-eb49-11ed-b6da-0a1fd7305281.shtml

 

CM Medical Devices

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Nel settore del medicale da oltre 20 anni, nasco come tecnico di prodotti sanitari (ventilatori polmonari) per poi diventare product specialist , responsabile di sala neurovascular e oggi area manager centro sud Italia

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