Come funziona il trapianto di polmoni
Il trapianto di polmone è un complesso intervento chirurgico che
prevede la sostituzione di questi organi
quando il loro funzionamento è seriamente compromesso e
non più migliorabile con farmaci e respirazione assistita.
Si tratta di una terapia di riferimento per pazienti con malattie polmonari gravi,
in particolare per pazienti con fibrosi cistica (FC).
Sia le tecniche in campo operatorio, sia le terapie contro il rigetto e le infezioni
si sono costantemente evolute e perfezionate.
Le cure postoperatorie sono di fondamentale importanza per
un successo a lungo termine
e i risultati ottenuti nei centri specializzati sono oggi eccellenti.
Il trapianto di polmoni in Italia e nel mondo: cosa è cambiato dopo il Covid
Il trapianto di polmoni, al pari dei trapianti di fegato e cuore, è un intervento salvavita.
Ogni anno nel mondo vengono
effettuati 4500 trapianti di polmone, circa 2000 in
Europa e poco più di 100 in Italia.
A causa della pandemia, nel nostro Paese sono stati 3.441
i trapianti effettuati nel 2020 (dati CNT), 373 in meno
rispetto al 2019 (-9,8%). Di questi, 3.146 sono stati realizzati grazie
agli organi di donatori deceduti (-303, ovvero -8,8% rispetto a un anno fa).
I trapianti di polmone sono quelli che hanno registrato un calo percentuale
più consistente (-116, -24,5%).
Tali cifre limitate dipendono dallo scarso numero di polmoni utilizzabili
a causa di molti fattori clinici e, in particolare,
dell’aumento dell’età media dei potenziali donatori. Infatti, l’età elevata, l’abitudine al fumo,
i giorni di ricovero in rianimazione e di
respirazione artificiale, la presenza di eventuali infezioni, sono tra i fattori più
importanti che incidono in modo determinante sulla
qualità dei polmoni e, quindi, sulla possibilità di impiegarli nei trapianti.
Quando è necessario il trapianto
Le patologie che possono richiedere un trapianto polmonare sono:
- enfisema polmonare
- fibrosi cistica
- fibrosi polmonare
- bronchiectasia (dilatazione patologica delle vie respiratorie)
- ipertensione arteriosa-polmonare primitiva
I pazienti affetti da tumore al polmone o da altre forme di tumore e da arteriosclerosi
generalizzata non possono, invece,
sottoporsi ad alcun trapianto. I pazienti affetti da fibrosi cistica sono generalmente
giovani e non sono colpiti da queste patologie.
La procedura del trapianto di polmoni: come si trova il
donatore, come funzionano
l’intervento e la fase di convalescenza
Quando è disponibile un donatore viene valutata, sulla base di esami di laboratorio e strumentali,
l’idoneità dei polmoni al trapianto.
Successivamente, si individua la persona più adatta a ricevere l’organo sulla base della
compatibilità del gruppo sanguigno, del peso,
dell’altezza, dell’età, del sesso e delle condizioni cliniche.
In tutti questi casi, il trapianto di polmone rappresenta l’ultima possibilità di cura laddove
gli altri trattamenti non risultino efficaci
e l’aspettativa di vita sia molto breve (speranza di vita a 5 anni inferiore al 50%).
Il candidato al trapianto di polmoni deve essere una persona senza altre malattie rilevanti
(ad esempio tumori, gravi infezioni
e altre insufficienze d’organo) e, quindi, deve essere in grado di sopportare un intervento
di alta chirurgia (detta chirurgia
maggiore) e le successive terapie farmacologiche.
Per tale ragione, tutti i Centri Trapianto prima di iscrivere una persona in lista, la sottopongono
ad una attenta serie di controlli che,
oltre a valutare in modo preciso la malattia di base, escluda la presenza di altre gravi malattie.
I polmoni provengono da persone in cui è stata accertata la morte cerebrale o la morte cardiaca.
È possibile, in alcune situazioni,
utilizzare parti di polmoni da donatori viventi.
Una volta individuata la disponibilità di un polmone, si deve procedere molto rapidamente
con le operazioni di prelievo e con la
preparazione all’intervento della persona da trapiantare. Infatti, bisogna limitare il tempo
di ischemia dell’organo, ovvero il
periodo che intercorre tra il prelievo ed il trapianto, un lasso di tempo in cui i polmoni sono
mantenuti in ghiaccio con soluzioni
specifiche che ne preservano la funzionalità.
Ad oggi, esistono apparecchi particolari che, con una specifica perfusione continua
(irrorazione dell’organo isolato con adeguate
soluzioni che ne preservano la funzionalità), mantengono i polmoni in condizioni
ottimali dopo il prelievo consentendo un
prolungamento dei tempi di ischemia.
Dal punto di vista chirurgico il trapianto di polmone è ortotopico, ciò significa che i
polmoni sono impiantati nella loro sede
naturale. Il trapianto può essere singolo (quando è trapiantato un solo polmone) o
bipolmonare (quando sono trapiantati entrambi).
Dopo l’intervento, il paziente viene trasferito nel reparto di terapia intensiva dove gli
viene fornita assistenza mirata a
ripristinare gradualmente la funzionalità respiratoria e a prevenire le possibili complicanze,
in particolare le infezioni.
La persona trapiantata è assistita da un team di esperti: specialisti nella terapia intensiva,
chirurghi toracici, pneumologi, infettivologi,
psicologi, fisioterapisti, cardiologi, dietisti.
Fin dalle prime ore dal trapianto, per prevenire gli episodi di rigetto, viene somministrata
una terapia immunosoppressiva,
che dovrà essere seguita per tutta la vita.
Controlli periodici
La persona sottoposta a trapianto di polmoni deve effettuare dei controlli periodici,
all’inizio ogni 15 giorni poi ogni mese,
che prevedono oltre alla visita medica, la spirometria e l’emogasanalisi per controllare
la funzione polmonare, i prelievi
di sangue, la radiografia del torace. Periodicamente, può essere necessario effettuare
anche una broncoscopia e/o una
biopsia, oppure una TAC.
I centri del trapianto di polmoni in Italia
In Italia i Centri Trapianto sono dieci, più numerosi nelle Regioni del Centro e del Nord.
La qualità dei risultati è a livello
dei migliori centri internazionali.
Aspettative di vita per chi si è sottoposto a un trapianto
La sopravvivenza dopo un trapianto di polmoni è di circa il 60% a 5 anni, e di circa il 40%
a 10 anni (dati Istituto Superiore Sanità).
Nei primi 3 mesi dal trapianto polmonare la mortalità si aggira attorno al 15%. Dopo il
primo periodo post-operatorio,
la mortalità dei riceventi scende al 5% all’anno.
Rischi del trapianto di polmoni
I problemi principali che si presentano nel corso del primo anno dopo il trapianto sono
le reazioni di rigetto e le infezioni.
Il rigetto si presenta con febbre, difficoltà a respirare, tosse, alterazioni della quantità
di ossigeno nel sangue.
Il rigetto richiede una cura specifica con cortisone e, successivamente, la modifica della
terapia immunosoppressiva.
I disturbi provocati dalle infezioni sono simili a quelli per il rigetto. La terapia è molto
complessa e richiede l’impiego di
antibiotici specifici contro i germi identificati che sono alla base delle infezioni.
Come si vive con un trapianto di polmoni
Anche se costretti a prendere dei farmaci per il resto della vita per evitare il rigetto e
le infezioni polmonari, e a
sottoporsi a controlli regolari nei centri di trapianto, dopo un trapianto polmonare per i
pazienti inizia una nuova vita.
Possono condurre una vita pressoché normale, riprendere a lavorare, pur con le dovute
accortezze in particolare
riguardo ai viaggi, alla cura dell’igiene e all’alimentazione.
Fonte : https://www.alleatiperlasalute.it/trapianti/trapianto-polmoni