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Che cos’è la simulazione?

Che cos’è la simulazione?

La simulazione è una delle metodologie più efficaci per valutare la complessità, sviluppare competenze tecniche e non, testare un cambiamento di sistema. Si tratta di scenari o ambienti progettati per ricordare da vicino esperienze del mondo reale, solitamente con obiettivi formativi o valutativi. La simulazione ha un ampio ruolo in quei settori in cui la formazione nel mondo reale sarebbe troppo costosa o pericolosa: l’aeronautica terrestre e spaziale, e adesso anche la medicina. Ma la non è solo legata a un concetto esclusivo di formazione del personale: la simulazione in generale, ma quella in situ in particolare (ovvero scenari che si svolgono negli stessi ambienti ospedalieri destinati all’assistenza), permette di testare i limiti del sistema organizzativo e ambientale nel quale il personale sanitario opera quotidianamente. Ma anche di identificare eventuali problemi di risorse legate al personale, all’equipaggiamento e alla disponibilità di farmaci in alcune situazioni cliniche ad alto rischio, ma relativamente rare. Infatti, questa tecnica viene sempre più impiegata anche per valutare la componente di rischio clinico in processi o procedure che nella vita reale si mettono in atto solo eccezionalmente, ma che in un progetto di simulazione possono essere più volte testati.

Un chiaro esempio di questa opportunità lo abbiamo visto nel corso di quest’ultima pandemia da SARS-CoV-2. In questo contesto la simulazione è stata utilizzata sia per implementare l’utilizzo di presidi di protezione personale che per testare procedure, sino ad allora solo sulla carta. Queste attività hanno permesso una maggiore confidenza da parte degli operatori, con vestizioni e svestizioni in sicurezza e in tempi brevi, ma anche la revisione delle procedure e degli stessi spazi in base ai debriefing e report ottenuti durante la simulazione.

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La cultura del rischio all’interno delle aziende sanitarie è una materia recente, che si è sviluppata negli ultimi venti anni a partire dalla pubblicazione del rapporto “To Err is Human” dell’Institute of Medicine (USA), che menziona la simulazione 18 volte come strategia chiave per migliorare la sicurezza dei pazienti. È ormai evidente che molti errori in campo medico sono conseguenti a problematiche correlate all’organizzazione e non all’inesperienza dei professionisti, né a negligenza o a condotte individuali errate.
La simulazione rappresenta quindi uno strumento di controllo del rischio clinico e di miglioramento della sicurezza del paziente con una modalità proattiva. Delle procedure che normalmente sono impiegate nella gestione del rischio clinico, come l’incident reporting e l’audit, procedure reattive, si trasformano in strumenti proattivi proprio in quanto utilizzati nell’ambito di un’attività non reale, ma simulata. Ricapitolando, l’utilizzo di tali strumenti in simulazione offre indubbi vantaggi rispetto a quelli scaturiti da un evento reale:

elimina tutte le problematiche legate alla paura, all’imbarazzo, alle ipotetiche implicazioni medico-legali che possono insorgere in caso di eventi davvero accaduti;
permette di effettuare un’analisi sul contenuto di segnalazioni effettuate tutte rispetto a uno stesso identico scenario simulato, “interpretato” però da operatori ogni volta differenti;
permette, una volta individuate le cause dell’errore o quasi-errore, di effettuare correttivi che, se applicati in una successiva simulazione opportunamente predisposta, offrono la possibilità di testare sul campo il suo grado di realizzabilità e di efficacia;
permette di valutare il rischio clinico di processi che nella realtà si mettono in atto solo eccezionalmente, ma che nell’ambito di un progetto di simulazione possono essere più volte testati.
Oltre alle implicazioni etiche e morali legate al fornire la massima qualità nell’assistenza, ci sono importanti ragioni finanziarie per introdurre più frequentemente la simulazione all’interno dei sistemi sanitari. Considerando che è ormai chiaro che gli errori aumentano notevolmente il costo delle cure, è probabile che i responsabili saranno più ricettivi nell’incorporare la simulazione all’interno delle aziende sanitarie per raggiungere anche obiettivi economici.

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La simulazione pediatrica

La Pediatria è fra le discipline che maggiormente hanno beneficiato dell’introduzione della simulazione e questo cambiamento culturale è stato possibile anche grazie all’opportunità di utilizzare simulatori pediatrici ad alta fedeltà e task trainer specifici. Il paziente pediatrico ha caratteristiche uniche, sia da un punto di vista fisiopatologico che psico-comportamentale. “Il bambino non è un piccolo adulto” e questo assunto vale anche per la simulazione. La patologia del paziente pediatrico criticamente malato è spesso una patologia rara ma ad alto rischio. Questo comporta l’uso di dispositivi medici e supporti specifici per il bambino, con livelli e dosaggi che variano con il peso e l’età del paziente. Tutti elementi che aggiungono complessità e rischi a una situazione già complessa. Il personale sanitario che si occupa della salute dei bambini ha quindi la possibilità di esercitarsi senza rischio e senza lo stress emotivo di dover sottoporre il paziente pediatrico a un eventuale danno.

Fonte : https://www.formas.toscana.it/news/132-che-cos-e-la-simulazione

Matteo Lungherini

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Il progetto nasce dalla visione di un imprenditore e due ingegneri biomedici, specializzati nel campo della simulazione medica.


Con sede in Emilia Romagna, tra le regioni più all’avanguardia in ambito medico-sanitario, Simulkare opera in un mercato che vanta una cultura medicale sempre più incline al raggiungimento dell’eccellenza e al contenimento del margine d’errore determinato dal fattore umano.

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