Tromboelastografia
Tecnica di studio del processo di coagulazione del sangue che si basa sulla valutazione della elasticità del coagulo durante le varie fasi della sua formazione ciò si ottiene per mezzo di un apposito apparecchio detto tromboelastografo da cui si ottiene un tracciato (tromboelastogramma). Dallo studio del tracciato tromboelastografico si desumono alcuni parametri indicativi per la velocità del processo di coagulazione, per la compattezza ed elasticità del coagulo, per la retrazione del coagulo e per la fibrinolisi. La t. classica, proposta da Hartert nel 1948, prevede che un campione di sangue sia posto in una cuvetta, che si muove delicatamente avanti e indietro. Il tempo per portare a termine un ciclo di rotazione è di 6 minuti. La superficie della cuvetta (eventualmente addizionata di ioni calcio) attiva la coagulazione. Un sensore è inserito nel campione e la formazione del coagulo genera una fisica tra la superficie interna della cuvetta e la superficie del sensore. Un computer rivela le variazioni di elasticità. I risultati ottenuti mediante la TEG sono dipendenti dall’attività del sistema di coagulazione plasmatica, dalla funzionalità piastrinica, dall’eventuale fibrinolisi e da molti fattori esterni che influenzano queste interazioni tra cui anche alcuni farmaci. Alterazioni del tromboelastogramma si possono osservare nelle emofilie e nei difetti emocoagulativi da cause tumorali, nei difetti numerici o funzionali delle piastrine, in corso di terapie anticoagulanti, quando vi sia una esaltata attività del sistema fibrinolitico.
Fonte : https://www.corriere.it/salute/dizionario/tromboelastografia/