La parete muscolare del ventricolo sinistro subisce uno stiramento a causa della sua dilatazione e, risultando così inefficace la contrattilità, organi e tessuti riceveranno meno ossigeno. Il cuore affetto da cardiopatia dilatativa presenta quindi una modificazione anatomica ed una alterazione funzionale.
Cause di cardiomiopativa dilatativa
La cardiomiopatia dilatativa può essere una malattia ereditaria, definita familiare, e una malattia acquisita. Sarebbe causata da difetti genetici sul cromosoma sessuale X , su un cromosoma autosomico non sessuale o a livello del DNA mitocondriale. Se si sviluppa nel corso della vita, potrebbe essere idiopatica – ossia senza cause apparenti – e non idiopatica, ossia insorgere per effetto o in presenza di altre malattie: coronaropatie, infarti del miocardio , ipertensione , diabete , disturbi della tiroide, epatite virale, infezione da HIV , miocarditi , infezioni parassitarie o virali, esposizioni a sostanze tossiche come il cobalto o il mercurio.
Le cause della dilatazione del ventricolo , solitamente il sinistro, sono molteplici: ischemiche , ad esempio per un pregresso infarto o aterosclerosi , valvolari per insufficienza della mitrale-aortica, virali , ad esempio per una miocardite acuta.
Una miocardiopatia dilatativa può essere concomitante con un’altra patologia cardiaca, di tipo neuromuscolare o collagenepatia. Può essere dovuta anche all’assunzione di farmaci chemioterapici , come la doxorubicina e la ciclofosfamide. Può essere favorita anche dalla gravidanza, dal consumo prolungato ed eccessivo di alcolici e dall’uso di droghe come la cocaina.
Segni e sintomi di cardiomiopativa dilatativa
La cardiomiopatia dilatativa si distingue per la dilatazione e l’ingrossamento delle cavità ventricolari, senza una concomitante ipertrofia (ispessimento della parete muscolare del ventricolo) clinicamente rilevante. Ne deriva un’insufficenza ventricolare .
Il volume di sangue relativamente elevato che rimane nel ventricolo dopo ogni contrazione provoca una stasi ematica e la formazione di trombi atriali e ventricolari. L’esame microscopico del tessuto miocardico mostra una diminuzione degli elementi contrattili delle fibre muscolari e necrosi diffusa delle cellule miocardiche.
La miocardiopatia , indipendentemente dalle specifiche caratteristiche, è una malattia progressiva che compromette la funzione di pompa del cuore . Il sistema nervoso simpatico viene stimolato dalla diminuzione progressiva del volume di eiezione e le resistenze vascolari sistemiche aumentano. Come accade in tutti i casi di insufficienza cardiaca l’ingrossamento del ventricolo sinistro ha inizialmente un effetto compensatorio ma risulta infine insufficiente. Solitamente alla disfunzione d’organo si associa anche l’insufficienza del ventricolo destro.
Stabile ed asintomatica per anni – un soggetto affetto da miocardiopatia è spesso attivo ed atletico – le cardiopatie dilatative possono provocare segni e sintomi simili all’insufficienza cardiaca e alle aritmie .
I sintomi compaiono e si aggravano con il progredire della patologia . I segni sono quelli tipici dello scompenso cardiaco . Sono spesso necessari ricoveri in terapia intensiva in base alla gravità dell’insufficienza cardiaca e la prognosi è infausta. Nella maggior parte dei casi la miocardiopatia si manifesta con mancanza o difficoltà di respiro: la dispnea può essere sia sotto sforzo che a riposo.
Altri sintomi precoci , che accompagnano il progredire della malattia, sono dispnea notturna parossistica, tosse, dolore toracico che insorge indipendentemente dall’esercizio fisico e tende a peggiorare dopo un pasto, palpitazioni, affaticamento persistente, vertigini , sincope .
Diagnosi di cardiomiopatia dilatativa
La diagnosi è possibile con l’accertamento clinico e le valutazioni strumentali. Quando la patologia è nelle fasi iniziali l’esame fisico rileva tachicardia e toni cardiaci supplementari con soffi cradiaci particolari. Con il progredire della malattia l’auscultazione polmonare rileva la presenza di crepitii .
Si rilevano inoltre una significativa aritmia (generalmente tachicardia ), anomalie della conduzione, distensione della vena giugulare, edemi declivi con fovea, ingrossamento epatico, talvolta ascite .
La diagnosi si basa solitamente sui dati dell’anamnesi e sull’esclusione delle altre possibili cause di insufficienza, come l’infarto del miocardio. L’elettrocardiogramma rileva aritmie ed anomali associate all’insufficienza ventricolare sinistra. La radiografia del torace evidenzia l’ingrossamento dei polmoni e talvolta congestione polmonare.
L’ecocardiogramma è una delle tecniche diagnostiche più utili, perchè consente una facile valutazione della struttura e della funzionalità dei ventricoli. Per escludere una coronaropatia come fattore causale può essere eseguito un cateterismo cardiaco. Ed è possibile eseguire una biopsia per analizzare le cellule del tessuto miocardico.
Trattamento della cardiomiopatia dilatativa
Gli scopi del trattamento medico sono l’individuazione e la correzione delle possibili cause primarie o favorenti: la correzione dell’insufficienza cardiaca con farmaci, con la dieta e con un regime di alternanza attività fisica/riposo; il controllo delle aritmie con farmaci antiaritmici o talvolta con l’impianto di strumenti elettronici come uno stimolatore cardiaco (pacemaker biventricolare) o con un cardiovertitore–defibrillatore .
Le terapie farmacologiche sono a base di vasodilatatori, diuretici , betabloccanti e anticoagulanti . Possono essere prescritti ipotensivi, calcio-antagonisti , ACE-inibitori , antagonisti per il recettore dell’angiotensina II .
Se l’insufficienza cardiaca progredisce a tal punto che il trattamento medico risulta inefficace, viene presa in considerazione la possibilità di un intervento chirurgico , compreso il trapianto cardiaco. In alcuni casi vengono impiantati strumenti di supporto della funzione ventricolare per sostenere il cuore insufficiente fino alla disponibilità di un donatore compatibile.
Assistenza infermieristica
Nel piano di assistenza ad un paziente con miocardiopatia l’infermiere è responsabile dell’accertamento dei segni e sintomi. Identifica i possibili fattori di causa come l’eccessivo consumo di alcolici, una patologia o una gravidanza recenti, familiarità per miocardiopatia. Indaga il dolore toracico, se riferito, esaminandone attentamente il tipo. Attua un’attenta valutazione del bilancio idrico e dei parametri vitali (compresa la pressione differenziale).
In un soggetto affetto da miocardiopatia dilatativa , la gittata cardiaca diminuisce a causa di alterazioni strutturali secondarie alla miocardiopatia oppure all’aritmia secondaria al processo patologico e ai trattamenti medici. Si ha un’alterazione della perfusione tissutale dovuta alla riduzione del flusso ematico periferico secondaria alle risposte compensatorie alla ridotta gittata cardiaca. Si ha una dimunizione degli scambi gassosi dovuta alla congestione polmonare secondaria all’insufficienza cardiaca.
Il paziente può manifestare ansia dovuta al cambiamento dello stato di salute e della perdita del ruolo sociale. Può esprimere una sensazione di impotenza nei confronti del processo patologico e una non adesione corretta al regime di trattamento medico e dietetico.
Le potenziali complicanze di una miocardiopatia sono l’insufficienza cardiaca congestizia, le aritmie ventricolari, le aritmie atriali. Altre gravi complicanze sono l’interessamento dell’atrio sinistro e della metà detsra del cuore, il rigurgito valvolare, l’arresto cardiaco, l’embolia polmonare .
Gli obiettivi principali per il paziente includono il ripristino o il mantenimento di un’adeguata gittata cardiaca, l’aumento della tolleranza all’attività fisica, la riduzione dell’ansia, l’adesione al programma di autoassistenza e l’assenza di complicanze.
Per migliorare l’aumento della gittata cardiaca è importante che il paziente riposi e assuma la posizione seduta che favorisce la permanenza del sangue venoso nei distretti periferici, diminuendo così il precarico. Talvolta si rende necessario somministrare ossigeno .
Poiché il trattamento medico è soprattutto palliativo è opportuno valutare attentamente lo stato del paziente per modificare o correggere il trattamento terapeutico in atto. Controllare giornalmente il peso del paziente per rilevare eventuali variazioni significative è un modo per verificare la risposta al trattamento. Può essere utile identificare le attività che causano tachipnea e stabilire se un aumento o una diminuzione dell’attività influisca sul sintomo respiratorio.
Misurare la saturazione dell’ossigeno in condizioni di riposo e durante l’attività fisica può essere importante quando si voglia valutare la necessità di somministrare un supplemento di ossigeno. È essenziale il rispetto degli orari nella somministrazione dei farmaci. Inoltre è importante accertarsi che il paziente scelga cibi compatibili con la dieta a basso contenuto di sodio e pochi liquidi.
Inoltre, aiutare il paziente a mantenersi caldo e cambiare posizione frequentemente stimola la circolazione e riduce il rischio di lesioni cutanee. Per aumentare la resistenza, ma soprattutto per educare all’alternanza così da non dissipare la limitata energia, le attività devono essere pianificate con un andamento ciclico, con l’alternanza di periodi di esercizio a periodi di riposo.
L’infermiere deve inoltre accertarsi che il paziente sia in grado di riconoscere i sintomi e la necessità di riposare, modificando lo stile di vita secondo le limitazioni che la sua condizione impone alle attività. È fondametale poi fornire al paziente un sostegno emotivo e psicologico : se aiutato ad affrontare la malattia e a convivere con essa accettandola gli sarà più facile ridimensionare le aspettative e seguire il programma di autoassitenza dopo la dimissione dall’ospedale. Per pazienti con sintomi clinicamente rilevali di insufficienza cardiaca congestizia può essere necessario che l’assistenza da parte di personale sanitario si prolunghi oltre la dimissione dall’ospedale e continui a domicilio.
Mantenersi attivi, non fumare, non fare uso di alcol e droghe, mantenere un peso corporeo nella norma, adottare una dieta sana ed equilibrata sono le principali raccomandazioni mediche da seguire per prevenire la miocardiopatia dilatativa acquisita non idiopatica.
La prognosi, grazie ad un perfezionamento delle terapie farmacologiche, è migliorata permettendo un aumento dell’aspettativa e della qualità di vità dopo la diagnosi.