Come riconoscere una tachicardia ventricolare all’elettrocardiogramma?
Riconoscere la tachicardia ventricolare all’ECG è facile, anche se paradossalmente è una delle aritmie cardiache più pericolose per la vita dei pazienti. In questo articolo mostreremo quali sono i segni di TV nell’elettrocardiogramma che confermano questa grave urgenza clinica.
Cosa è la tachicardia ventricolare?
Quali sono le cause della tachicardia ventricolare?
Cosa fare con il paziente in tachicardia ventricolare all’ECG?
Come riconoscere la tachicardia ventricolare all’ECG?
Indice
Cosa è la tachicardia ventricolare?
Possiamo definire la tachicardia ventricolare una serie di battiti cardiaci consecutivi che originano dal ventricolo (e non dall’atrio) ad una frequenza superiore ai 100-120 bpm.
In base al numero, alle tempistiche e alla morfologia del complesso ventricolare all’elettrocardiogramma, e in base alle condizioni cliniche del paziente, possiamo classificare la tachicardia ventricolare in:
- monomorfa: se complessi regolari e simili tra di loro, manifestano un unico e singolo focus ectopico;
- polimorfa: se complessi differenti e variabili per morfologia, quando i foci sono distribuiti in più punti del ventricolo
- non sostenuta: se l’aritmia dura meno di 30 secondi;
- sostenuta: se l’aritmia perdura per più di 30 secondi;
- con polso: quando le particolari condizioni della TV garantiscono una pompa cardiaca sufficientemente efficace per sostenere l’organismo, manifestando coscienza e sintomi più o meno gravi;
- senza polso: quando al contrario di quest’ultima, la gittata cardiaca non è efficace, i sintomi sono gravi e in breve tempo il paziente perde coscienza.
La tachicardia ventricolare, è bene ricordare che può sempre degenerare in situazioni cliniche ancora più gravi come la fibrillazione ventricolare e l’arresto cardiaco.
A ragione di ciò, il paziente con TV, e in base alla propria sintomatologia, andrà trattato in fase acuta con cardioversione elettrica e/o farmaci antiaritmici se stabilizzato o nei casi gravi d’instabilità emodinamica con defibrillazione d’urgenza se il ritmo è ancora defibrillabile.
Nel lungo termine quando le cause non sono transitorie e gli eventi aritmici sono ripetuti, il paziente potrebbe ricevere un impianto sottocutaneo di un ICD, un defibrillatore cardiaco impiantabile che può essere programmato per intervenire in caso di TV recidiva o per assistere il cuore come se fosse un pacemaker.
Quali sono le cause della tachicardia ventricolare?
Anche se non viene quasi mai descritta così, la TV è di per sé parossistica, ovvero imprevedibile e improvvisa. Soggiace, quindi, alle stesse cause ed effetti di quelle sopraventricolari: parte da un focus ectopico ventricolare estremamente irritabile, determinando una frequenza di contrazione ventricolare anche di 150-250 bpm.
Molte cardiopatie di base come le coronaropatie (gli infarti miocardici), l’ipossia cardiaca protratta (nell’arresto respiratorio) e gli squilibri elettrolitici sono tra le cause più frequenti di tachicardia ventricolare.
Cosa fare con il paziente in tachicardia ventricolare all’ECG?
Le analisi della morfologia, di fronte ad un paziente in TV, potranno essere fatte in un secondo momento in quanto non pertinente con la situazione clinica d’urgenza. Quando siamo di fronte ad un paziente in tachicardia ventricolare, inizialmente dobbiamo verificare se è sostenuta (TVS) o non sostenuta (TVNS) in base a quante contrazioni ventricolari si susseguono dall’inizio dell’aritmia ventricolare fino al suo rientro, sempre che rientri e nel caso, preferibilmente, in ritmo sinusale:
- tachicardia ventricolare non sostenuta (TVNS): se le contrazioni sono limitate in un arco temporale di 30 secondi la tachicardia ventricolare è classificata come TVNS. Ovvero si innesca e si limita in un intervallo di tempo definito.
- tachicardia ventricolare sostenuta (TVS): al contrario, definiamo la tachicardia sostenuta (TVS) quando non accenna a rientrare in ritmo. Tra le principali aritmie cardiache, questa è sicuramente un’emergenza che merita un tempestivo intervento. In presenza di questo ritmo è fondamentale richiamare in fretta medico ed equipe di emergenza perché il paziente è a rischio vita.
In quest’ultimo caso, dovremmo verificare la presenza o assenza di polso, misurando pressione arteriosa e verificando lo stato di coscienza.
Nei migliori dei casi siamo di fronte ad una TV con polso e paziente cosciente con sintomi lievi, nel peggiore il paziente è incosciente, non c’è pressione arteriosa e la morfologia variabile o polimorfa anticipa i rischio di deviare in fibrillazione ventricolare, un’aritmia maggiore ancora più grave.
Come riconoscere la tachicardia ventricolare all’ECG?
Una tachicardia ventricolare all’elettrocardiogramma è semplice da individuare, a differenza della maggior parte dei tracciati, anche molti patologici, in cui è possibile individuare tutte le onde e i tratti tipici di un battito, qui il tracciato elettrocardiografico si manifesta come una serie di larghi complessi QRS di durata maggiore di 0,12 sec, dal ritmo irregolare e con frequenza maggiore di 120 bpm (nella maggioranza dei casi tra 150 a 250 bpm).
Nonostante l’attività atriale prosegua indisturbata durante le contrazioni ventricolari, l’onda P non è visibile. Quando l’attività atriale e quella ventricolare sono indipendenti l’uno dall’altra si parla di dissociazione atrioventricolare (più visibile nei blocchi atrioventricolari completi).
Se non avete dimestichezza con la pratica di interpretazione dell’elettrocardiogramma consigliamo di leggere questo articolo e di dare un’occhiata al manuale consigliato in fondo all’articolo.
Fonte :
Come riconoscere una tachicardia ventricolare all’elettrocardiogramma?