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Che cosa succede nel Cervello ascoltando Musica

Che cosa succede nel Cervello ascoltando Musica

Fonte : https://www.lastampa.it/speciale/scienza/il-cielo/2022/08/23/news/che_cosa_succede_nel_cervello_ascoltando_musica-7077671/

Tecniche di neuroimaging applicate allo studio della percezione e della creazione di melodie. Sinestesia, immaginazione, semantica musicale, specializzazione degli emisferi cerebrali, musicoterapia: la psicobiologa Alice Mado Proverbio fa il punto sulle conoscenze più recenti

Che cosa succede nel nostro cervello quando ascoltiamo della musica? Agiscono meccanismi mentali diversi in un ascoltatore senza cultura musicale e in un musicista raffinato?

Da qualche decennio esistono strumenti di ricerca per tentare una risposta oggettiva a queste domande, fondata su esperimenti scientifici accurati. Rispetto al passato anche recente, oggi disponiamo di tecnologie per osservare il cervello in modo non invasivo (o quasi) mentre pensa, calcola, legge, inventa, si diverte e così via. Sono strumenti nati a scopo diagnostico, ma presto hanno trovato applicazioni molto interessanti per studiare le funzioni cerebrali nelle più varie attività della vita quotidiana. Anna Mado Proverbio, professoressa di neuroscienze sociali all’Università di Milano Bicocca, ha appena pubblicato da Zanichelli “Percezione e creazione musicale” (210 pagine, 29,50 euro, incluso e-Book scaricabile), un saggio un po’ tecnico ma chiaro e aggiornatissimo che dovrebbe interessare a tutti quelli che eseguono o ascoltano musica.

Da Paul Broca e Roger Sperry
Il cervello è diviso in due emisferi che somigliano al contenuto di una noce. Sappiamo dalla seconda metà dell’Ottocento che il linguaggio ha sede nell’emisfero sinistro: l’area di Broca per l’espressione e l’area di Wernicke per la comprensione (dal nome dei rispettivi scopritori). Importante è anche l’area di Geschwind, impegnata nell’ascolto e nella comprensione delle parole ascoltate, nella pronuncia e nella lettura. Roger Sperry, premiato con il Nobel per la Medicina nel 1981, ha precisato la specializzazione dei due emisferi cerebrali: il sinistro è analitico, logico, razionale, dedito al calcolo, alla parola e alla scrittura; il destro è sintetico, spaziale, intuitivo, emotivo, artistico. Oggi sappiamo che la specializzazione non è così netta come si ritenne in un primo momento e che la plasticità neuronale modifica continuamente il cervello. Ma nella sostanza le cose stanno ancora come Sperry le descrisse.

 

Un “affare” di destra o di sinistra?
In linea di massima ci aspetteremmo che la musica sia un “affare” dell’emisfero destro: i suoni sembrano occupare un “volume” nell’ambiente in cui li ascoltiamo; suscitano emozioni ma in modo indistinto, non razionale; le melodie evocano stati d’animo e reazioni motorie nello spazio (Piero Angela mi diceva che il buon jazz si riconosce dal fatto che fa venire voglia di muoversi).

Bene: Alice Mado Proverbio capovolge questa credenza diffusa. Osservazioni di neuroimaging in risonanza magnetica funzionale (fRM), tomografia a emissione di positroni (Pet), magneto-encefalografia etc. dimostrano che i musicisti professionisti esercitano la loro arte di esecutori e compositori essenzialmente con l’emisfero sinistro. La musica, da questo punto di vista, risulta analoga alla scrittura e alla parola. Le cose vanno diversamente per i musicisti dilettanti e per chi la musica si limita ad ascoltarla. In questo caso l’emisfero destro rimane predominante.

Osservazione a margine: il libro non accenna ai limiti del neuroimaging. Forse sarebbe stato utile ricordare che i ricercatori inducono o deducono ciò che accade nel cervello da variazioni di irrorazione sanguigna o dalla concentrazione di zucchero, indicatori indiretti e approssimativi, resi più incerti da una scarsa risoluzione temporale e spaziale.

Professionisti e dilettanti
Partendo dalla specializzazione degli emisferi cerebrali, Alice Mado Proverbio traccia una panoramica di tutte le questioni riguardanti la produzione e la fruizione musicale. In parte i risultati che presenta sono frutto di sue ricerche originali, più spesso ci offre una rassegna critica di ciò che altri ricercatori italiani e stranieri hanno scoperto. Tra i temi presi in esame troviamo la sinestesia (“vedere” le note a colori, percepire la musica come spazialità, pluralità dei sensi coinvolti nell’ascolto), l’immaginazione musicale nella creazione e nell’ascolto, il significato semantico della musica.

Riguardo al primato dell’emisfero sinistro nei musicisti professionisti, resta fondamentale lo studio di Schaug pubblicato su “Science” che nel 1995 “dimostrò con chiarezza, tramite risonanza magnetica morfometrica del cervello, che nei musicisti il planun temporale contenente la corteccia associativa uditiva è più grande sul lato sinistro e in misura maggiore se il musicista possiede l’orecchio assoluto”, cioè la capacità di riconoscere una nota isolata, senza ricorrere al confronto con altre note.

Questione di frequenza: 440 o 432?
Un capitolo è riservato agli effetti della musica su varie patologie, sulla vigilanza e sul sonno. Qui il libro ha una lacuna: sarebbe stato interessante anche qualche aggiornamento circa le differenze riscontrabili nell’ascolto di musica calibrata su una frequenza più bassa del “la” fondamentale a 440 hertz (per esempio a 432). Gli studi sono ancora pochi, e la Siae (Società autori e editori) li ostacola perseguendo a norma di legge la trascrizione a frequenza ridotta come violazione del diritto d’autore. La diffusione di musica a frequenza ridotta in reparti di terapia intensiva avrebbe però favorito la guarigione di ricoverati per Covid 19. Ce ne siamo occupati in questo articolo del 5 agosto 2020.

Bufale bestiali
Musica a parte, più in generale c’è ancora molto da studiare e da capire sull’attività cerebrale necessaria alla decodifica delle frequenze sonore nel “parlato” degli umani e nella comunicazione tra gli altri animali. Assistenti vocali come Alexa e Siri, funzionanti con algoritmi di Intelligenza Artificiale, rendono l’argomento ancora più interessante. Se ne occupa Trevor Cox in “A ciascuno la sua voce” (edizioni Dedalo, 284 pagine, 17 euro).

Se poi vogliamo ampliare ulteriormente il discorso, c’è tutta una mitologia zoologica ed etologica da sfatare: dall’imminente estinzione delle api (della quale, nonostante le affermazioni di tanti ambientalisti della domenica, Einstein non si è mai occupato) alla mancanza di memoria dei pesci rossi. Vale la pena di leggere, a questo proposito, “Bufale bestiali” del biologo Graziano Ciocca (DeAgostini, illustrazioni di Lorenzo De Felici, 190 pagine, 15,90 euro). E’ scritto per i ragazzi, ma ne trarranno profitto anche, e forse soprattutto, gli adulti.

 

 

CM Medical Devices

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Nel settore del medicale da oltre 20 anni, nasco come tecnico di prodotti sanitari (ventilatori polmonari) per poi diventare product specialist , responsabile di sala neurovascular e oggi area manager centro sud Italia

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