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“Migliaia di galassie in una foto”: le prime immagini del telescopio Euclid

È decollato a luglio, ed è già pronto a mostrarci di cosa è capace. Le incredibili immagini rivelate dall’Esa però sono solo l’inizio: l’obbiettivo è andare a caccia di energia e materia oscura e calcolare con precisione la velocità di espansione del nostro Universo
Credit: ESA/Euclid/Euclid Consortium/NASA, image processing by J.-C. Cuillandre (CEA Paris-Saclay), G. Anselmi, CC BY-SA 3.0 IGO

È partito a luglio, e dopo qualche mese dedicato alla messa a punto dei suoi sistemi, Euclid è già pronto a stupirci. Il telescopio spaziale europeo ha come obbiettivo quello di creare al più dettagliata ed estesa mappa tridimensionale del cosmo mai realizzata, che permetterà di comprendere più a fondo i misteri della materia e dell’energia oscura, e di misurare con precisione impareggiata la velocità di espansione del nostro Universo. Nel farlo, però, sembra aver trovato anche il tempo per scattare qualche foto ricordo. E le immagini appena rivelate dall’Esa sono realmente incredibili, per qualità, bellezza, e dettaglio. Vediamole insieme.

Nebulosa Testa di Cavallo
Credit: ESA/Euclid/Euclid Consortium/NASA, image processing by J.-C. Cuillandre (CEA Paris-Saclay), G. Anselmi, CC BY-SA 3.0 IGO
Il suo nome scientifico è Barnard 33, ma è più nota come nebulosa Testa di Cavallo per via della sua forma iconica. È situata nella nella costellazione di Orione, a circa 1.300 anni luce dal nostro pianeta, ed è già stata fotografata da molti telescopi spaziali in passato. A detta degli scienziati dell’Esa, però, nessuno però aveva mai ottenuto uno scatto così dettagliato e con un orizzonte così ampio, e in appena un’ora di lavoro. Trattandosi di una zona di formazione stellare, gli scienziati ora sperano di identificare stelle e pianeti nelle primissime fasi della loro vita, compresi giganti gassosi simili a Giove. La nebulosa presenta condizioni molto peculiari, perché è costantemente bombardata di radiazioni da una stella, Sigma Orionis, e per questo l’immagine aiuterà a comprendere meglio come avvengono i processi di formazione stellare e nascita di nuovi pianeti in un ambiente così estremo.

IC 342
Credit: ESA/Euclid/Euclid Consortium/NASA, image processing by J.-C. Cuillandre (CEA Paris-Saclay), G. Anselmi, CC BY-SA 3.0 IGO
Il nomignolo di questa galassia a spirale è “galassia nascosta”, perché è posta alle spalle di un’area particolarmente densa della Via Lattea, che ne oscura la vista dal nostro pianeta. Per fotografarla, Euclid ha sfruttato la sua telecamera ad infrarossi, capace di superare con facilità il denso strato di polvere stellare che ci separa da IC 342, immortalando la miriade di stelle, per lo più relativamente fredde e con massa contenuta, che compongono questa galassia, con un dettaglio che permette agli scienziati di zoommare fino ad osservare i singoli astri

L’ammasso di Perseo
Credit: ESA/Euclid/Euclid Consortium/NASA, image processing by J.-C. Cuillandre (CEA Paris-Saclay), G. Anselmi, CC BY-SA 3.0 IGO
L’Ammasso di Perseo (Abell 426) è un ammasso di galassie situato a circa 240 milioni di anni luce dalla Terra. L’immagine ottenuta da Euclid ne mostra oltre mille, più altre 100mila non appartenenti all’ammasso di Perseo, visibili sullo sfondo, molte delle quali distantissime dal nostro pianeta, e mai viste in precedenza. È la prima volta che un telescopio riesce a immortalare un così alto numero di galassie appartenenti a questo ammasso stellare, uno dei più giganteschi presenti nel nostro Universo. Si ritiene che strutture cosmiche di simili dimensioni possano esistere unicamente grazie alla materia oscura, e quindi studiarle con strumenti all’avanguardia come Euclid potrebbe aiutare gli scienziati a dimostrarne l’esistenza, e comprendere meglio le sue caratteristiche.

NGC 6822
Credit: ESA/Euclid/Euclid Consortium/NASA, image processing by J.-C. Cuillandre (CEA Paris-Saclay), G. Anselmi, CC BY-SA 3.0 IGO
Uno degli obbiettivi di Euclid è quello di studiare le regioni più esterne del cosmo, ad oltre 10 miliardi di anni luce dalla Terra, dopo giacciono le galassie più antiche, formatesi nei primi attimi di vita del nostro Universo. Si tratta di galassie diverse da quelle più interne come la nostra, meno sviluppate, di piccole dimensioni e di forma irregolare. Nonostante siano più rare, galassie con caratteristiche simili esistono anche più vicine alla Terra, e Euclid ne ha fotografata una: NGC 6822, situata ad “appena” 1,6 milioni di anni luce da noi, nello stesso ammasso di galassie di cui fa parte anche la Via Lattea. Studiando simili strutture spaziali gli scienziati sperano di scoprire come si sono evolute le galassie nei primissimi milioni di anni dopo il Big Bang.

NGC 6397
Credit: ESA/Euclid/Euclid Consortium/NASA, image processing by J.-C. Cuillandre (CEA Paris-Saclay), G. Anselmi, CC BY-SA 3.0 IGO
Un ammasso globulare è una struttura composta da centinaia di migliaia di stelle tenute assieme dalla gravità. Quello fotografato da Euclid si chiama NGC 6397, ed è il secondo più vicino alla Terra, situato ad appena 7.800 anni luce da noi. Di norma si tratta di strutture difficili da studiare, perché sono troppo grandi per essere catturati da un’unica immagine. Ma Euclid ha accettato la sfida di buon grado, ottenendo la prima immagine completa dell’ammasso globulare NGC 6397, in appena un’ora (un gioiello come Hubble impiegherebbe ore ed ore del suo prezioso tempo di osservazione per riuscire in una simile impresa). Gli scienziati del consorzio Euclid andranno ora a caccia di quella che viene definita una “coda di marea”, cioè di una linea di stelle che si estende al di fuori dell’ammasso globulare, che si forma quando questo incontra altre galassie che lo influenzano con la loro attrazione gravitazionale. “Ci aspetteremmo che tutti gli ammassi globulari della Via Lattea ne possiedano uno, ma per ora ne abbiamo visti pochissimi”, spiega Davide Massari, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica che partecipa al progetto. “Se non ci sono code di marea, potrebbe essere presente un alone di materia oscura attorno agli ammassi globulari, che impedisce alle stelle più esterne di sfuggire”. Trovare questo alone permetterebbe di comprendere più a fondo come è distribuita la materia oscura nella Via Lattea. E l’immagine scattata da Euclid è un’occasione imperdibile per riuscirci.

 

Fonte : https://www.today.it/scienze/euclid-prime-immagini-nuovo-telescopio-esa.html

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